Ho amato le campagne elettorali

Ho amato le campagne elettorali. Questo sentimento è rimasto circoscritto al periodo dell’adolescenza, o forse poco oltre. L’ho superato come si superano gli amori veri, vedendoli attenuarsi lentamente, smettendo di soffrirne.

Poi sono cresciuto (secondo l’anagrafe) e per alcuni anni, all’annunciarsi dell’ennesima chiamata alle urne, ho guardato sfilare il carro delle promesse con un vago malessere. Tutto quel caos era diventato improvvisamente innocuo, mi era estraneo.

Chi vive o ha vissuto nell’Italia meridionale, vicino o lontano dalle cose della politica, sa cosa intendo. Un’atmosfera mistica (e tossica) sospendeva la realtà. Le strade venivano tappezzate di manifesti, affissi ovunque fuori dalle deboli regole. Erano frequenti gli interventi della criminalità organizzata che si impegnava per qualche candidato, in attesa di beneficiarne o di risarcire un vantaggio già ottenuto. Non erano escluse risse nelle vie cittadine, in particolare alle ore buie, agguati negli anfratti, pestaggi. La possibilità di venire percossi per un parere irrispettoso, era palpabile e ti riempiva il cuore di orgoglio e talvolta la superficie di ecchimosi. Il ricovero era un’opzione dalla discreta probabilità, alla morte per omicidio spettava una quotazione leggermente più bassa.

Ricordo il pericolo e le emozioni che provavo. Chi dirigeva il baraccone avrebbe dovuto imporre una tassa apposita per la gente del territorio. In fondo ci stavano offrendo una dimensione sconosciuta a tanti connazionali. Se avete guardato Westworld, mi comprenderete prima che io mi spieghi. Nella serie tv, persone molto ricche possono trascorrere un periodo in un parco a tema dove robot dalle impeccabili sembianze umane stanno apposta per farsi uccidere, picchiare, stuprare, corrompere, ricattare. Insomma, io quelle cose le ho viste o toccate gratuitamente, e spesso più volte l’anno.

Ho lasciato da tempo il cosiddetto sud, e sfortunatamente nell’Italia settentrionale dove sono finito l’approssimarsi delle elezioni non è tanto avvincente. Nel complesso però non posso lamentarmi. Sebbene si avverta poco, pure al nord c’è la criminalità organizzata, ed è meglio organizzata che al sud. Le discriminazioni nei luoghi di lavoro sono abbastanza frequenti, e le morti sul lavoro ben viste se non addirittura favorite. Per un camion aziendale che schiaccia un lavoratore in sciopero, si potrebbero addirittura sentire da un paio di sindacati accuse al morto. Il razzismo è tangibile e incentivato, l’inquinamento tocca picchi da primato nazionale. Ce n’è cacca da spalare, ma la citata cacca, quando presenzia nei dibattiti della politica istituzionale, lo fa in maniera strumentale e pulita, si presta alle arringhe dei signori onorevoli. Roba molle, niente per cui appassionarsi.

Mettiamoci poi che il web ha occupato spazi un tempo destinati alla ragione.

Se prima in campagna elettorale i contendenti costruivano programmi (affiancandoli con le suddette pratiche), oggi in questa Italia meravigliosa gran parte dei soggetti politici lavora ai programmi degli avversari. L’ondata di fake news a cui sono sottoposto ha ridimensionato la mia scarsa intelligenza, mi ha reso inumano. Essere inumani è un grande vantaggio perché puoi accettare che i migranti muoiano in mare nel mezzo di una traversata tempestosa, potresti finanche gioirne. E puoi accettare che si partecipi alle guerre per interessi lobbistici, che si inquini e si corroda il pianeta. Puoi accettare i compromessi al massimo ribasso in quanto prassi acquisita e immutabile. Mi piacciono le fake news, le so distinguere ma saltuariamente scelgo di credere all’impossibile. Niente è impossibile in campagna elettorale. Inoltre, fare l’idiota favorisce gli organi addominali e tiene lontano il tabagismo.

Osservo incuriosito questa nuova sfida al sapore di Draghi, nel nome di Draghi, nel ricordo di Draghi, contro Draghi, che forse riporterà Mario Draghi alla Presidenza del Consiglio. E rifletto. Vedo tanti degni di governarci, di decidere per noi, per me. Persone in gamba si sono candidate per salvarci. Sapranno anteporre le ragioni del conflitto armato a quelle della diplomazia, distribuendo ancora morti nel mondo. Sapranno inneggiare all’odio contro i più poveri, così i quasi poveri si sentiranno un po’ ricchi. Sapranno favorire la finanza rispetto ai popoli, come i popoli inconsapevolmente desiderano. Dopo due anni e mezzo di vita, il nuovo governo avrà risolto le cose importanti, e dovrà occuparsi delle promesse fatte in campagna elettorale. Allora dalla maggioranza alcuni si sfileranno, e dopo un paio di rimpasti finalmente si tornerà a votare.

Quel giorno forse, in cerca delle passate emozioni, sarò già tornato a vivere al sud.