Essere Chiara Ferragni

Chiara Ferragni fa parlare di sé, è il suo mestiere e lo svolge in maniera impeccabile. Gli interventi della nota influencer accendono il web (cosa che meriterebbe una riflessione specifica). Quello recente in cui Ferragni and friends sarebbero saliti su un paio di elicotteri per andarsi a fare un calice di champagne sulla secca di un ghiacciaio, ha indignato migliaia di gattini da tastiera. Poverini, può essere il caso di dire. Il peccato della regina della comunicazione consisterebbe nell’avere inquinato grauitamente il mondezzaio in cui viviamo e che, quotidianamente, contribuiamo a distruggere. Ovviamente le nostre larghe disattenzioni (o mancanze se preferite) non giustificano i comportamenti della Ferragni, ma potremmo provare a fare i conti con noi stessi. Se la Feragni rappresenta quel che tutti le riconosciamo, è in gran parte merito nostro. È grazie a noi, oltrechè al suo riconosciuto talento, se può pontificare su temi d’ogni sorta. E se saltuariamente le abbiamo attribuito intelligenza politica e buonsenso, forse ci è mancato un po’ di buonsenso e tanta intelligenza politica. Nel deserto culturale che calpestiamo, il vuoto è tale che finiamo per confidare nei supereroi, sebbene in molti siano in età da discernere tra realtà e finzione. Chiara Ferragni è una imprenditrice, ricca, furba, attraente. La sentiamo vicina ma è entremamente distante dalla maggior parte delle persone che si appassionano alle vicende della sua vita. Ha il diritto di godersi i piaceri che può permettersi, ad altri dovremmo chiedere coerenza e oculatezza.

Poi, mangiare carne e derivati animali, preferire l’automobile al trasporto pubblico, indossare abiti di pelle, comprare merce prodotta in condizioni di sfruttamento, consumare abbondanti energia elettrica e acqua, ciascuno per quel che può, equivale almeno a inquinare. Sogniamo di essere Chiara Ferragni, ma ci sentiamo niente: nessuno mai pretenderà da noi coerenza, comportamenti ecosostenibili. È questa consapevolezza ad arringarci i polpastrelli?