
Il volo di Francesca è un frammento di vita vera raccontato oggi da due donne e due uomini che nella seconda metà degli anni ’70 l’hanno attraversato.
È il tempo in cui crescono le istanze femministe. È il tempo dell’amore libero. È il tempo in cui il potere politico si oppone alle rivendicazioni sociali favorendo la diffusione di eroina tra i giovani, provando così a indebolire la protesta. Contestualmente la legge Basaglia sfoca il concetto di malattia mentale minando il sistema carcerario dove venivano internati innocenti.
La fine della relazione tra Carlo Rovelli e Francesca Zanini, colpisce la ragazza che prova a voltare pagina senza sincera determinazione, e rimesta tra passato e presente, le frequentazioni e il consumo di droghe, la sperimentazione. Per effetto nella sua mente, vicino al dolore e all’incertezza, si elevano pezzi di una realtà immaginaria, scostata dalla vita ma trasversale alla vita, irrazionale, impossibile. Francesca è marchiata, l’etichetta della malattia mentale la porta in un ospedale psichiatrico, la pratica dell’elettroschok è ancora ammessa e i farmaci vengono somministrati allo scopo di annullare la persona. La legge Basaglia convince i suoi amici, Carlo innanzitutto, che sia possibile sottrarla all’internamento, alla tortura. Il concetto di antipsichiatria transita dai ragionamenti alla pratica.
Il volo di Francesca s’alza e si innesta in un tratto fondamentale della storia italiana. In poche pagine autrici e autori hanno ricostruito un racconto sincero ed emozionante, foto di un’epoca da custodire e rileggere.
“Di quei giorni, quei mesi, quel viaggio rischioso, straripante di immagini, visioni, sensazioni, intuizioni pure, angosce, vorrei essere in grado di offrire a chi capiterà di leggere queste righe un punto di vista che è difficile forse ritenere plausibile come quello della normalità. Vorrei aver contribuito a che sia più visibile, proprio perché è ed è stato “altro”, ed è ciò che viene vissuto ogni giorno da molti. L’altro è non è da cancellare, negare, ritenere solo assurdo. Talvolta è più vero e profondo della “normalità” ed è importante ascoltarlo.”