Non nascondo lo scetticismo provato leggendo che Andrea De Carlo sarebbe uscito con un libro autobiografico.
Certa narrativa stretta in mezzo a biografia e finzione l’ho sempre guardata da lontano, diffidente, l’ho schivata negli scaffali delle librerie.
Alla fine Doralice Migliar, Millar in origine, mi sarebbe piaciuto conoscerla oltre La geografia del danno, incontrarla nelle sue fughe da casa quando, abbandonati figlio e marito, trovava tepore nella compagnia dei connazionali. Doralice è la nonna paterna che Andrea De Carlo non ha mai conosciuto, che ha creduto morta finché non è morta davvero. Scopriamo della sua scomparsa all’inizio del libro, terzo rigo, e della sorpresa di Andrea poco dopo. Non c’era spoiler dunque nelle mie intenzioni.
Lo scetticismo per le biografie romanzate me lo sono fatto passare. Ho letto tutto dello scrittore milanese, tratti biografici non sono nuovi nella sua opera. Senza scomodare i suoi romanzi più popolari, ho estratto Mare delle verità dalla mia collezione. Vicenda di finzione, ma nell’incipit, la parte in cui il protagonista viene informato della morte del padre, si avverte il vissuto. L’incipit di Mare delle verità e l’incipit de La geografia del danno sono vicini, non soltanto tecnicamente.
Lungo La geografia del danno Andrea De Carlo è spinto e trattenuto dal desiderio di scoprire chi fosse Doralice, perché si fosse allontanata o fosse stata allontanata dalla sua porzione di famiglia. La presunta indole violenta della donna ha il sapore dell’indizio. L’indagine è ostacolata dalla reticenza dei parenti che l’hanno conosciuta, ma durante un viaggio in Francia si manifesta un’anziana zia interessata a illuminare, a prestare un punto di vista. Altri pezzi li mette insieme lo scrittore, offrendoci poi un’appassionata riflessione sull’amore sofferto tra la nonna Doralice e il nonno Carlo. Traversate oceaniche e migrazioni obbligate, l’influenza della Storia sugli eventi sono calati con sapienza narrativa e contribuiscono a spiegare i buchi presenti nella ricostruzione. Di Adelqui Millar non scrivo, lo lascio al piacere della lettura. De Carlo ci apre anche finestre sulla sua vita, il rapporto tra i genitori, e una personale relazione tossica diventano parametri efficaci, ben oltre l’esigenza narrativa. Ho amato molto alcuni romanzi di questo importante autore, e ne ho apprezzati poco altri. La geografia del danno è un ottimo lavoro, centosessantotto pagine intense. È seguito un podcast, sarà facile trovarlo in rete.
La geografia del danno è pubblicato in Italia da La nave di Teseo.