L’avversario: il diavolo fuori dalla narrazione di Emmanuel Carrère

Mi imbarazza aver cominciato a leggere soltanto recentemente Emmanuele Carrère, attratto dalla prima pagina de L’avversario, sfogliato in libreria per caso più che per curiosità.
Di Carrère mi aveva parlato già anni fa una persona attenta, che scrive per professione. A volte, distratti dal superfluo, scansiamo le informazioni importanti.
Mentre leggevo L’avversario, ho provato la soddisfazione interessata del lettore autore che trova appagamento davanti al grande talento narrativo. Nel mezzo della lettura e dell’appagamento, ho cominciato a confrontare. E qui lascio Carrère, e mi sposto nella scia del protagonista del libro. Come probabilmente sapete, non un personaggio di fantasia, ma un uomo oggi in libertà vigilata, che ha ammazzato brutalmente la moglie e i figli, forse non solo loro, che ha prodotto una versione alternativa degli avvenimenti, crollata sbattendo contro i fatti. L’uomo si chiama Jean-Claude Romand, e produrre versioni alternative è stato il leitmotiv della sua vita, durante la quale ha coperto i propri fallimenti umani e professionali accumulando debiti mai risolti, fingendosi un benestante professionista di fama internazionale, ingannando chiunque lo conoscesse, a partire dai propri genitori. Lui è stato per me il termine di confronto numero 1. Ho cercato nella mia esperienza persone che avessero cambiato le proprie vite non concretamente, ma nella rappresentazione. Roba grossa, non comuni espedienti salvacondotto. E qualcosa (che sta per qualcuna o qualcuno) ho trovato. “Qualcosa” è dunque il mio termine di paragone numero 2. Jean-Claude Romand ha ucciso quando la finzione ha perso credibilità, non voleva essere scoperto. Avrebbe potuto suicidarsi per la vergogna, ha scelto una soluzione meno dolorosa, agghiacciante. Ha continuato a produrre versioni alternative dopo l’arresto, durante il processo, con le persone che la nuova condizione di detenuto gli ha proposto. Emmanuele Carrère lo racconta benissimo nel libro, attraversando la storia che lo ha portato a incontrare l’assassino, e prima ancora il carrozzone della stampa e le figure che a vario titolo hanno intercettato la vicenda. La descrizione che Carrère fa di Jean-Claude Romand è così soggettiva, e così oggettiva, da liberare la lettura da dubbi plausibili. Se non l’avete già fatto, godetevelo.

L’avversario è pubblicato in Italia da Adelphi Edizioni, traduzione di Eliana Vicari Fabris.