
La prima volta che ho visto Paola Pedrizzi eravamo alle sponde opposte di un bancone, io bevevo e lei spillava birre. È probabile trovare talenti d’artista celati negli impieghi da bar, la circostanza lo confermava. Ho scoperto così le opere di questa studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Bologna dove studia illustrazione per l’editoria. Il tratto e i colori scelti non rimbalzavano via. Dunque ci sono ripassato e ho fatto qualche domanda.
Un amore
Il blu, mi istruisce Paola Pedrizzi, è un colore malinconico (probabilmente quello che più la rappresenta, che prende tutte le sue corde nelle gradazioni tonali). C’è un’insolita umiltà nei toni, il genere di umiltà che spesso abbandona gli artisti mentre nutrono la consapevolezza. Oscillo tra sensazioni più calde e più fredde. Un blu tendente al viola, con la sua componente calda non sarà mai come un blu tendente al verde. La malinconia possiede una varia gamma di sfumature.
(M-E)rror [in cerca di una versione più definita di me stessa]
Raccontarsi attraverso le opere appartiene al passato molto più che al presente. Trasferendosi a Bologna ha interrotto una fase in cui scoprirsi, sui piani artistico e personale, rispondeva a un bisogno. Se si è sentita stretta nel vissuto particolare, si può dire che quella condizione sia stata superata da una forte svolta.
Il caos mi dà caos
La metro le trasmette sensazioni caotiche, svela in alcune circostanze un’apparente giungla urbana. La gente è frenetica, è come se fossero in ritardo. Il viavai è affollato quando le corse non sono frequenti, i vagoni si riempiono rapidamente. La scimmia urta altri passeggeri e scende, la signora topo, il polpo borseggiatore. Siamo nella metro di Napoli che viaggia verso i Campi Flegrei.
Panic on the streets of London…
Ha realizzato l’illustrazione per un esame. Tema: Gang. Ho rappresentato gli scontri tra le subculture mod e rocker negli anni 60 in Inghilterra: scontri che non avvenivano solo sul piano musicale e culturale, ma sfociavano in vere e proprie risse violente. Da un lato i Rockers. Vestiti con giacche di pelle, borchie, spillette, i Rockers andavano in giro in moto e ascoltavano il rock n’roll. Dall’altro lato i Mods, caratterizzati da parka verdi, vestiti eleganti, amanti della Vespa o della Lambretta, ascoltavano il jazz, il brit pop e successivamente il soul e lo ska. Ho scelto di rappresentare i cani e gatti della storia della musica. Ah, il titolo ovviamente é una citazione di una canzone degli Smiths. Se non l’hai già visto, Quadrophenia è un bel film sul tema.
Durante la pandemia ha contribuito a fondare la fanzine The campanier (chiaro il riferimento alla regione Campania). La rivista tratta temi d’attualità, sulla falsariga del Nowyorker. È un’autoproduzione, disponibile sullo store Amazon.
A fine chiacchierata cado su Damien Hirst. Pensando alle mucche sezionate dal noto artista britannico, non trattengo la domanda: è arte?
Dalla pop art in poi l’artista è un prodotto come l’opera d’arte. Alle aste non ci va il quadro, ci va il quadro di…. Il valore delle opere varia in base alla quotazione dell’artista che le ha realizzate. La banana di Cattelan, venduta per sessanta milioni di euro, chi l’ha comprata l’ha anche mangiata. Chi usufruisce dell’arte entra nella scena. L’opera scatena reazioni, e se l’impostazione delle performance lo prevede, il pubblico partecipa all’opera. Poi con la tecnologia possiamo guardare un’opera riprodotta in punti diversi del mondo, si allarga l’orizzonte ma si perde l’unicità.
Un grande artista, sulla base dei tuoi gusti?
Tra i tanti che mi piacciono, Lorenzo Mattotti, lui è un grande artista. E Riccardo Guasco.