Servant, quarta stagione: la contesa tra il bene e il male

Servant, la serie tv Apple, porta la firma di M. Night Shyamalan, sebbene la direzione di alcuni episodi sia stata affidata ad altri registi.

La prima stagione mi aveva incantato, non soltanto per l’abilità nel raccontare il dramma umano e familiare, e non soltanto per la scelta di calare in terra l’intervento delle forze oscure.
Dalle musiche alle inquadrature, varie pregevoli soluzioni sono state elaborate e replicate per l’intera opera. Tuttavia la seconda e la terza stagione mi avevano convinto a tratti, pur lasciando al palato l’attesa per l’atto finale.

Dunque mi sono piazzato davanti al monitor, senza purtroppo la pazienza sufficiente a guardare di nuovo le parti precedenti, una semina tanto utile a rimettere poi insieme i pezzi. 

Considero una cattiva pratica svelare anche solo elementi dell’incipit, ma è indispensabile dirvi che Dorothy (Lauren Ambrose) e Sean (Tony Kebbell) sono una coppia apparentemente solida, serbano una tragedia vissuta e mai concretamente affrontata. Le responsabilità del dramma sono divise più o meno equamente con Julian (Rupert Grint), fratello di Dorothy. Nella vita di questa famiglia giunge la giovane Leanne (Nell Tiger Free), a titolo di tata, assunta per occuparsi in principio di una bambola. Mentre reticenze, omissioni, sensi di colpa attraversano i membri della famiglia, le forze del bene e del male se la contendono, spingendola a oscillare tra salvezza e dannazione.

Non è affatto scontato prendere posizione tra Dio e la sua messaggera ribelle, l’affascinante tentatrice Leanne che nel corso della vicenda cresce e si contrappone al Signore, sfidandolo. Se stare dalla parte di Dio porta a flagellarsi davanti alla pur minima colpa, abbandonarsi alla tentazione porta piacere, godimento, ma anche sconforto e ferite.

Guardando il primo episodio dell’ultima stagione, come faccio a volte, ho provato a intuirne il finale, ma francamente non avevo previsto del tutto l’evoluzione della vicenda. Davanti ai titoli di coda mi è dispiaciuto che sia finita. Interpretare il volto di Julian a margine della quiete ritrovata, non mi ha persuaso a schierarmi. Tra il bene e il male, molto è relativo.

Gli appassionati del genere apprezzeranno in quest’ultimo capitolo gli omaggi ad Alfred Hitchcock (Gli uccelli) e Stephen King (Shining).